J.C. Olivier Dakar 1986
J.C. Olivier in versione meccanico, lavora sulla Yamaha 600 di Charbonnier durante la Dakar 1986.
J.C. Olivier in versione meccanico, lavora sulla Yamaha 600 di Charbonnier durante la Dakar 1986.
La Cagiva Elefant di Edi Orioli – unofficial alla pre-partenza di Lacchiarella, in occasione della Dakar 1992.
Foto di Clemente Chiappa
Grandissima Jutta Kleinschmidt, che portò al traguardo di Le Cap la pesante BMW in un prestigioso 23° posto nell’assoluta dell’edizione 1992. Eroica dakariana!
Fratelli da corsa, Philippe ed Erick Auribault. Arriveranno appaiati a Dakar nel 1989 in 52° e 53° posizione. Epici!
Daures durante la Dakar 1989, gas spalancato e volare sopra le difficoltà! Per la cronaca concluse all’8° posto.
Un eroico Tresseras R. fra le dune della Dakar 1988 su una Honda XL 600 LM molto vicino al modello di serie. Zaino, sacco a pelo e bisacce di cuoio. Epico!
Giorgio Grasso fa rifornimento alla sua Yamaha BYRD durante la Dakar 1988. Edizione non molto fortunata per lui conclusa per caduta e una frattura ad una gamba.
Gilles DESHEULLES sul “bisonte” 2T l’Husqvarna 500 WR nella Dakar 1984. Al contrario del suo compagno di team Bernard Rigoni che arrivò 28° al traguardo, Gilles si ritirò prima di arrivare a Dakar.
Completamente privato anche il debuttante Alessandro De Petri, anche se ottimamente assistito dal bravissimo Vismara che ha curato la sua KTM di Farioli.
Sesto al Rally dei Faraoni, De Petri aveva intrapreso la sua avventura con Torri, poi uscito di gara per una caduta che gli è costata la frattura del femore.
«Per parlare della Parigi-Dakar, per spiegare cos’è bisognerebbe scrivere un libro — dice De Petri (lo farà in seguito ndr) — è una corsa bellissima e dà molta soddisfazione, ma è anche una gara pericolosissima, costellata d’incidenti e che richiede una grande esperienza. Ciò che io ho imparato quest’anno è che si può anche correre una gara di attesa fidando negli inconvenienti degli altri».
Come si è comportata la tua KTM in gara?
«La moto è andata abbastanza bene; certo, lo stato attuale delle cose non è definitivo ma già se dovessi ritentare il prossimo anno saprei dove mettere le mani. Non sarebbe comunque in assoluto a livello delle BMW e forse anche delle Honda e delle Yamaha».
Chi fa da sé fa per tre, ed all’insegna dell’autarchia il simpatico «Gualo» è riuscito a diventare uno dei personaggi più significativi dell’ambiente, forse il privato più famoso in assoluto.
Otto volte in gara nella Dakar, membro dello staff organizzativo del Camel Trophy, pilota e giornalista, per una volta anche capitano della rappresentativa di Bergamo a Giochi Senza Frontiere, le ha fatte veramente tutte.
Due anni fa fu anche il primo dei privati all’arrivo della Dakar, mentre nell’edizione ’91 cadde infortunandosi. Ha 38 anni e non molla!
Non può essere definito ufficiale al 100%, ma nemmeno più privatissimo: per la Paris-Le Cap Gualini ha ottenuto una delle Yamaha OW C5 portate in gara lo scorso anno dai piloti BYRD, simile a quelle usate anche in questa edizione del rally da Mas e Cavandoli.
Il bicilindrico di 750 cm3 dovrebbe consentire qualche buon exploit al bergamasco, che per l’assistenza dispone di un camion Mercedes Unimog guidato da Silvano Dell’Anna e Luigi De Podestà, due elementi provenienti dal Camel Trophy che già lo scorso anno lo accompagnarono in Africa, così come Claudio Macario, meccanico aviotrasportato.
Fonte motosprint
Per le foto di Lacchiarella si ringrazia Clemente Chiappa
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