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DAKAR 1987 | Dal cross al fascino del deserto

Già negli anni precedenti Michele Rinaldi aveva lanciato il proposito di partecipare alla Dakar, attirato dal fascino che circonda questa gara ma soprattutto dalla possibilità di «viverla», nei pochi momenti liberi, a stretto contatto con tutti gli altri partecipanti. Rinaldi era anche arrivato ad ipotizzare una sua partecipazione nei panni del pilota privato, nonostante sia abituato a vestire i panni del «super ufficiale» nel cross.

 

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Dalla Suzuki, invece, durante l’autunno gli arrivò la proposta di partecipare con moto ed assistenza ufficiale nel team allestito in Francia dai fratelli Joineau. «È stata la Suzuki a chiederlo – dice l’ex campione del mondo – visto che conosce-vano il mio desiderio di partecipare e vogliono cercare di fronteggiare la concorrenza che proprio da queste gare ha trovato grossi sbocchi commerciali».

 

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Hai già fatto qualche esperienza di guida in Africa?
«Soltanto durante alcuni test in Tunisia. Il problema maggiore, a parte quelli d’orientamento, viene dal peso e della velocità della moto. Quando acceleri sulla sabbia derapa da tutte le parti e ci vogliono buoni muscoli per tenere stretta una moto che pesa quasi il doppio di quella da cross. Per abituarmi tutti i giorni ho fatto un pò d’allenamento assieme a Balestrieri, una volta anche di notte. Comunque la Suzuki 651 anche se è stata preparata bene non è una moto vincente contro le varie pluricilindriche e neppure io mi sento in grado d’ambire al successo».

 

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Come è stata cambiata la Suzuki rispetto al modello di serie?
«Il telaio è quello di serie. Sono state cambiate la forcella ed il sistema del monoammortizzatore. Sul motore ci sono una nuova testa, cilindro e marmitta per portare la cilindrata a 651 cc, inoltre il raffreddamento è ad olio come sulle Suzuki stradali e non più ad aria».

La mia Dakar 1987 by Michele Rinaldi

Forse non tutti si ricorderanno della fugace partecipazione del Campione del Mondo Cross 125 Michele Rinaldi alla Parigi Dakar del 1987.

La moto era una Suzuki DR 650 di serie preparata dal team dell’importatore francese, che schierava al via anche i fratelli Joineau.

La gara per Michele non andò benissimo e per sua stessa ammissione: “in complesso l’esperienza è stata utile, in quanto mi ha creato un bagaglio di esperienza che mi sarà utile – conferma Rinaldi. Sono contento della decisione presa anche se in taluni casi ho stramaledetto il giorno che che ho pensato di iscrivermi alla Dakar. Non si è trattato solo di problemi fisici, in fondo facilmente superabili, ma anche di problemi psicofisici che stanno alla base di una maratona lunga ed estenuante come la Dakar.”

Sostiene Rinaldi :” a Parigi nel prologo sono anche riuscito a divertirmi convinto che quella fosse già la vera corsa. I migliori per rimanevano in disparte, chissà perché? L’ho scoperto a mie spese, loro sapevano che la gara vera inizia dopo Tamanrasset. Io invece da brava matricola tiravo già e commettevo il mio promo grosso errore. Ci avrebbe pensato l’Africa a calmarmi”.

“Ricordo ancora Balestrieri, vincitore della seconda tappa, dirmi – Tu Michele non hai capito niente di questa gara”.
Purtroppo alla 9a tappa, una caduta fece uscire la spalla già lussata nel 1984 e Michele diede il suo saluto alla Dakar.
L’esperienza della Suzuki all’edizione del 1987, non fu comunque completamente negativa, in quanto una delle moto vide il traguardo, in un onorevole nona piazza nell’assoluta con Marc Joineau.