Berger e Loup alla Dakar 1985
Jean Jaques Loup su Barigo 560, e Jacques Berger su KTM 500
Jean Jaques Loup su Barigo 560, e Jacques Berger su KTM 500
Nel 1985 due studenti di ingegneria ENSM (Scuola di Meccanica), Frédéric Rosset e Julian Eberhardt, decidono di fare il loro stage con un progetto per partecipare alla Dakar. Supervisionati da Monsieur Barigo Patrick Barigault nasce nuovo prototipo con cui lanciare la sfida al deserto, il nome non lascia dubbi sulle intenzioni bellicose dei due studenti: F1 Desert, appunto! Il logo campeggia fiero sul cupolino e nel codone posteriore.
Due moto dalle innovazioni tecniche molto sviluppate, ma che di cui non si sa molto, saranno realizzate su base Ducati Pantah (650cc e 750cc) e l’intuito di dotare la loro moto con il bicilindrico che da li a poco segnerà la storia della competizione, fa capire quanto fossero lungimiranti i due piloti/studenti.
Nonostante la poca esperienza, Julien Eberhardt #46 si comporterà bene fino a quando una caduta in cui si rompe la spalla lo metterà fuori gioco, mentre Rosset #45 raggiungerà Dakar, ma fuori classifica.
Uno sconsolato Guy DREYFUS in ginocchio davanti alla sua Barigo 600. Concluderà comunque la Dakar in 12ma posizione assoluta.
Barigo 500
La Barigo è un progetto che prende il nome dal suo costruttore, il francese Patrick Barigault, ed è stata un po’ la sorpresa dell’edizione ’82, arrivando in terza posizione con Gregoire Verhaeghe, e nella versione che si presenta alla Parigi Dakar del 1984 appare ulteriormente migliorata grazie al fondamentale contributo della sponsorizzazione della Pacific de Ricard.
Il motore è il Rotax ’83 di 560 centimetri cubici che equipaggiava anche le KTM, con una potenza di 48 cavalli a 7500 giri alimentato da un carburatore Bing con diametro da 40 mm. Il motore, molto potente, ha dimostrato una certa tendenza a scaldare, per cui si è preferito adottare un radiatore supplementare posto sul frontale della moto. L’accensione è elettronica, ma è presente anche un grosso alternatore da 180 watt per produrre l’energia necessaria all’illuminazione.
La forcella è anche in questo caso una Marzocchi da 42 mm con una corsa di 300 mm. La sospensione posteriore non è più con monoammortizza-Aore come nella versione primitiva, ma è data da una coppia di ammortizzatori Ohlins. In questo modo si è creato più spazio per il serbatoio e il filtro dell’aria. La capienza del serbatoio, costruito in kevlar, per avere un elemento resistente agli urti e contemporaneamente molto leggero, è di 38 litri. Sempre ai fini della massima leggerezza, il costruttore ha realizzato il telaio utilizzando acciaio 25 Cd 45, molto leggero ma ugualmente resistente.
I freni sono un disco anteriore Brembo da 230 mm e un tamburo posteriore da 160 mm, i pneumatici sono i Michelin Desert 3.00×21 l’anteriore, 5.00×17 il posteriore.
Le due Barigo GRS 560 di VERHAEGHE e GORONESKOUL non arriveranno al traguardo.
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